La mostra “Lorenzo Ostuni. Viaggio in un mondo spirituale tra specchio e pietra” segue le importanti rassegne tenutasi a Roma, a Villa Torlonia, nel 2017 e a Matera, presso la Chiesa del Carmine di Palazzo Lanfranchi e infine a Tito, nel palazzo della Fondazione Laurini – Istituto del Simbolo “Lorenzo Ostuni” nel 2020. Patrocinata dal Comune di Potenza, in collaborazione con la Fondazione Laurini – Istituto del Simbolo “Lorenzo Ostuni”, il Comune di Tito e il Comune di Laurenzana, organizzata dalla Rebis Arte srls e curata da Fiorella Fiore, espone una piccola ma significativa parte della produzione di Lorenzo Ostuni.
Da un lato le pietre che i giovanissimi allievi di Ostuni incisero nel 1963, quando Lorenzo accettò l’incarico di insegnare materie letterarie presso la scuola media di Laurenzana (PZ), arricchendo il loro percorso con la poesia, il ricamo, il teatro, il bassorilievo e la scultura su pietra, recuperando una tradizione ottocentesca del loro paese. Un corpus che è, oggi, testimonianza di un incredibile, seppur breve, laboratorio di idee. Dall’altro la collezione di specchi incisi da Lorenzo Ostuni; in mostra sono esposti quelli che appartengono alla Fondazione Laurini – Istituto del Simbolo “Lorenzo Ostuni” e quelli della casa di Lorenzo Ostuni a Tito, inediti. A unire tutto questo, la straordinaria figura di Lorenzo Ostuni, filosofo, psicologo, studioso del simbolo, autore e regista di origini lucane vissuto e morto a Roma nel 2013, il cui universo di saperi, scritti e opere, inizia ad essere ora studiato e portato all’attenzione del pubblico, grazie agli sforzi della famiglia, della Fondazione a lui dedicata, e delle istituzioni che, insieme ne hanno compreso l’importanza del pensiero.
Lorenzo Ostuni amava raccontare che la prima volta che incise uno specchio, fu per desiderio dell’amico Federico Fellini. Era il 1973 e Lorenzo lavorava in RAI come autore e regista; tra Fellini e Ostuni si era instaurata una comunione d’intenti data un’affinità elettiva che trovava terreno fertile anche nelle comuni passioni verso il simbolo e la spiritualità nelle sue molteplici forme. Lorenzo aveva già iniziato a lavorare al primo dei numerosi sistemi simbolici da lui creati (e che conta più di 16mila simboli) e in particolare dedicato all’incisione su pietra, proprio in seguito all’esperienza di Laurenzana; Fellini gli consegnò una frase con la preghiera di aiutarlo ad interpretarla meglio grazie proprio alla sua capacità di elaborare i concetti attraverso il segno: «Il Tao è quella cosa che specchia sé stessa mentre specchia l’altro». I tentativi per riuscire ad approdare a qualcosa di soddisfacente furono molti, ma l’esito arrivò solo quando Lorenzo provò ad incidere su un materiale del tutto nuovo: lo specchio. Vi approdò in modo empirico, e dopo molti tentativi, ma alla fine il risultato portò a dire a Fellini che i suoi specchi erano un miracolo, l’arte realistica di una civiltà incorporea. Da allora, gli specchi incisi da Lorenzo Ostuni, fino alla sua prematura scomparsa avvenuta nel 2013, sono stati più di 200. Essi sono parte di una ricerca complessa che rende difficile incasellare Ostuni nelle nostre classificazioni contemporanee, e lo rende assimilabile solo a quell’uomo “universale”, tipico del periodo rinascimentale, in grado di studiare e fare proprie molte e diverse materie. Tutto questo, insieme alla sua profonda spiritualità, lontana però da ogni dogma, lo ha condotto a sperimentazioni e risultati del tutto inediti, proprio come l’incisione su specchio, tecnica di cui è stato sicuramente il pioniere (si annoverano solo pochi esemplari di specchi incisi tra XVII e XVIII secolo). Nello specchiarsi lo spettatore viene portato a riflettere, termine inteso come riverbero, certo, ma anche come tempo speso per fermarsi e osservare. In mostra ci sono molti specchi che illustrano la simbologia di Ostuni, e altri che raccontano le figure fondamentali della sua vita: il padre, con il quale si autoritrae. La madre che, semianalfabeta, fu una prolifica produttrice di testi, poesie, quadri (il cui archivio, oggi, è tutelato dal vincolo della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica). Federico Fellini, appunto, con il quale strinse un profondo legame d’amicizia. Lorenzo ricordava sempre l’influenza potentissima data dalla visione del progetto di Leonardo da Vinci (mai realizzato) della “camera degli specchi”, una stanza ottagonale, interamente rivestita di specchi, il cui disegno era accompagnato, nel testo da lui letto anni prima, da questa annotazione: «se tu entri in questa stanza di specchi, troverai te stesso nell’infinito».
Questa mostra non ha la pretesa di far raggiungere questo straordinario risultato, ma si augura che possa ispirare profondamente il visitatore. «Incidere lo specchio è una sfida ascetica contro la morte», diceva Lorenzo, riferendosi a questa perenne fragilità materiale del supporto e al delicato momento dell’incisione in cui il trapano a punta di diamante disegna l’immagine come un negativo, portando alla luce il segno e lasciando il resto nel buio. Quello che noi oggi sappiamo, a sette anni dalla scomparsa di Lorenzo Ostuni, è che questa sfida lui è riuscito a vincerla: perché il suo pensiero, che ancora deve essere analizzato nella sua complessità, si riverbera in ciascuno di questi specchi, lasciando una traccia di luce e un testimone in ogni visitatore che vi poserà lo sguardo.