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martedì, 3 Dicembre, 2024

Francesco Misitano (1932-2021)

Con lo studioso Francesco Misitano di Caraffa del Bianco, ma da tempo trasferitosi all’Estero, ho intessuto rapporti durante il decennio 1998-2008 e dietro sua iniziativa. Laureatosi in giurisprudenza, ha egli tenuto la corrispondenza del suo paese per la Gazzetta del Sud dal 1952 al 1957. Indi, nel 1963 è emigrato in Germania, dove ha svolto l’incarico di giudice laico presso il Tribunale Ecclesiastico della Diocesi di Münster. Risiedeva a Senden in Westphalia.  In successione ha collaborato col Corriere d’Italia, ch’era un giornale per i connazionali e col Corrierino, supplemento riservato ai bambini. Nel 1991 ha pubblicato una prima biografia (Il cap. Luigi Velonà), quindi altra nel 1993 (Mons. Giuseppe Todarello) e una terza nel 1994. Tra 1992 e 2013 ha inviato vari pezzi sui viaggiatori tedeschi in Calabria Bartels e vom Rath, le cui opere ha tradotto in italiano, ma anche di diverso genere, alla rivista “Calabria Sconosciuta”. Ha scritto pure sul Courier e sul von Riedesel. Del 2008 è, infine, il suo volume “La mia Calabria” edita da Marna di Barzago con la collaborazione dell’Associazione Calabro-Brianzola di Albavilla (Como). È, come avvisato, una “Miscellanea di scritti inediti o già pubblicati”. Nato a Caraffa il 24 giugno 1932, è deceduto a Senden il 3 settembre del 2021.

L’avv. Misitano, avendo notato alcune mie produzioni che suscitavano la sua attrattiva in “Calabria Sconosciuta”, così mi scriveva in data 5 ottobre 1998:

“Egregio Signor Liberti,

non conosco il Suo titolo professionale e per questo La prego di scusarmi se non lo nomino. Conosco invece il Suo nome dagli eccellenti articoli e dalle accurate recensioni che Lei manda a Calabria Sconosciuta, di cui è un valente ed assiduo collaboratore.

Mi rivolgo a Lei con questa mia missiva per congratularmi anzitutto del Suo pezzo: “Fermenti libertari e diatribe paesane a Sant’Agata del Bianco nel 1833” pubblicato dalla rivista Calabria Letteraria, nn. 7-8-9, del luglio-agosto-settembre 1998, che ho letto con molto interesse, sia per il fatto in sé, che non conoscevo, sia per la ricchezza di particolari con cui l’ha corredato. Dal momento che Lei in questo articolo cita il mio scritto su “Il sacerdote Vincenzo Tedesco”, pubblicato da Calabria Sconosciuta, anno XVIII, n. 66, pagg. 77.81, un mio amico si è gentilmente preoccupato di mandarmi una copia del Suo pezzo. In questo Lei cita due documenti riguardanti l’uno la delazione dell’arc. Vincenzo Tedesco al Sottintendente di Gerace contro i liberali di S. Agata (del Bianco), l’altro la denunzia del Sindaco di S. Agata, Giuseppe Scambelloni, contro l’arciprete Tedesco indirizzata allo stesso Sottintendente. Le famiglie ed i personaggi di queste due opposte fazioni mi sono note, essendo io nato e cresciuto a Caraffa del Bianco, e pertanto mi permetto chiederLe se sarebbe possibile avere una fotocopia di entrambi i documenti onde poter approfondire, sulla scorta di essi, le mie conoscenze sulla storia del mio paese e del vicino S. Agata. etc.”.

Il Misitano, in seguito alla spedizione di quanto aveva chiesto, è ritornato a bomba il successivo 28 ottobre per ringraziarmi, ma nel contempo a comunicarmi che aveva radici mamertine. Ecco di seguito:

“ho ricevuto la Vostra lettera del 14 c. m. con inclusa la fotocopia delle lettere manoscritte dell’arc. Tedesco e del sindaco Scabelloni (oggi Sgambellone) di S. Agata del Bianco e quella del Vostro articolo relativo ai “Fermenti libertari” di quel centro, e vi ringrazio di tutto cuore per la somma gentilezza.

Il Vostro articolo, è vero, è stato massacrato dalla redazione di Calabria Letteraria con i tanti refusi sparsi qua e là. Anche le date delle due lettere sono state trascritte in modo errato: 25 luglio per quella di Tedesco, che è invece del 22, e 22 luglio per quella di Sgambellone che è del 6 agosto. Peccato! Un bel lavoro, ma chi lo legge capisce che la colpa non è dell’autore, ma è della redazione disattenta.

La lettera di Tedesco è molto chiara e l’ho potuta bene decifrare; quella di Sgambellone invece, quanto a chiarezza, è una catastrofe. Di essa, nonostante gli sforzi compiuti, sono riuscito a decifrare solo delle mezze frasi e singole parole che non hanno alcuna connessione tra di loro. Se invece Voi siete riuscito nell’impresa, mi potreste mandare l’intero testo? In caso positivo ve ne sarò molto grato. È tormentoso avere nelle mani un documento storico e non poterne capire il contenuto!

Se poi anche per Voi l’impresa è stata infruttuosa, non è necessario che me lo comunichiate. Lo capirò benissimo.

Mi ha fatto molto piacere leggere che abitate ad Oppido Mamertina. Il mio nonno materno proveniva da questa città, dove la sua famiglia di origine bovese, si era trapiantata. etc.”.

Sull’estrazione mamertina del nonno, da me riscontrata puntualmente nei registri del Comune, l’avv. Misitano s’intratterrà con l’ultima lettera, che porta la data del 12 novembre. Ma ecco il tutto in diretta:

“mi è pervenuta la Vostra gradita lettera del 3 corrente mese con la trascrizione dattiloscritta del manoscritto del Sindaco di S. Agata don Gregorio Scabellone e non so come ringraziarvi per il perfetto lavoro e soprattutto per l’impegno con cui vi siete dedicato all’interpretazione dell’astruso testo che solo un genio d’alto intento come Voi – e lo si deve riconoscere! – poteva eseguire. Se ritenete che vi possa essere utile in qualche cosa, non risparmiatemi. Sarò grato e volentieri, a Vostra completa disposizione.

Il mio nonno materno, nato ad Oppido M. il 23/02/1871, si chiamava Giuseppe Velonà ed era figlio di Luigi Velonà, nativo di Bova intorno al 1824 (il cognome è tipico del grecanico bovese e vuol dire “venditore di aghi” e di Elisabetta Marino, nata ad Oppido il 2/04/1834 dai genitori (entrambi oppidesi) Santo Marino ed Anna Schiattaregia:

A cinque anni mio nonno seguì la famiglia a Caraffa (già “del Bianco” dal 1864), dove questa si era trasferita per costruire i palazzi della famiglia Mezzatesta, ricchi proprietari del posto, essendo il padre ed il cognato di questo, Pasquale Caracciolo (nativo di Tropea) bravi muratori ed imprenditori edili.

I Velonà rimasero poi a Caraffa, avendo trovato nei Mezzatesta i loro mecenati o sponsors, come li si chiama oggi”.

L’ultimo contatto col Misitano rimonta al 14 gennaio 2004 ed è in risposta a una mia petizione riguardo a un saggio tedesco, di cui si era occupato. Allora m’interessavo particolarmente delle relazioni sulla Calabria allestite da viaggiatori stranieri. Eccone quanto a proposito:

“Il libro di Bartels lo trovai allora nella Biblioteca universitaria di Münster in Westfalia e mi fu consentito solo di consultarlo, ma non di portarlo a casa e di fare personalmente fotocopie, essendo esso una copia unica e rara per la biblioteca.

Dalle fotocopie in mio possesso Le ho riprodotto, come da Sua richiesta, quelle che riguardano Oppido Mamertina e gliele invio oggi stesso.

Le notizie su Oppido sono contenute nella lettera XII del libro di Bartels, incominciano a pag. 393 e terminano alle prime due righe di pag. 398.

Il testo è quello originale tedesco e i caratteri sono gotici. Una sua traduzione in italiano non esiste e credo che nemmeno in Italia la si trovi”.

In merito all’affermazione finale possiamo oggi dire che una trasposizione nella nostra lingua dell’opera del Bartels oggi esiste e la dobbiamo a uno specialista, Teodoro Scamardi, che l’ha realizzata nel 2007 con la Rubbettino. Per la versione in italiano delle pagine inviatemi dal Musitano ho approfittato della cortesia del compianto compaesano e amico Prof. Rocco Diaco, che risiedeva a Bovalino e per tanto tempo era stato in Germania.

Terminiamo questa breve trattazione su un illustre personaggio calabrese con l’incipit che dà inizio all’introduzione al libro “La mia Calabria” dovuta a Bruna Isella Badolato:

“Autore interessante, scrittore preciso nel linguaggio, ricercatore ricco, puntuale e stimolante.

Uomo amante della propria terra e con le capacità di suscitare curiosità verso la Calabria in chi la conosce poco e di soddisfare tale curiosità. Mette a frutto le sue conoscenze classiche per sviscerare il passato leggendario e darne interpretazioni coerenti. Tocca anche argomenti scientifici con vivace resa, accattivando i lettori.

Dimostra un’accuratezza nella ricerca filologica che sollecita la voglia di approfondimento nel lettore”.

In “Calabria Sconosciuta” si può leggere tutta una sfilza di lettere sugli argomenti più disparati che il Misitano inviava periodicamente al direttore Giuseppe Polimeni.

Con lo studioso Francesco Misitano di Caraffa del Bianco, ma da tempo trasferitosi all’Estero, ho intessuto rapporti durante il decennio 1998-2008 e dietro sua iniziativa. Laureatosi in giurisprudenza, ha egli tenuto la corrispondenza del suo paese per la Gazzetta del Sud dal 1952 al 1957. Indi, nel 1963 è emigrato in Germania, dove ha svolto l’incarico di giudice laico presso il Tribunale Ecclesiastico della Diocesi di Münster. Risiedeva a Senden in Westphalia.  In successione ha collaborato col Corriere d’Italia, ch’era un giornale per i connazionali e col Corrierino, supplemento riservato ai bambini. Nel 1991 ha pubblicato una prima biografia (Il cap. Luigi Velonà), quindi altra nel 1993 (Mons. Giuseppe Todarello) e una terza nel 1994. Tra 1992 e 2013 ha inviato vari pezzi sui viaggiatori tedeschi in Calabria Bartels e vom Rath, le cui opere ha tradotto in italiano, ma anche di diverso genere, alla rivista “Calabria Sconosciuta”. Ha scritto pure sul Courier e sul von Riedesel. Del 2008 è, infine, il suo volume “La mia Calabria” edita da Marna di Barzago con la collaborazione dell’Associazione Calabro-Brianzola di Albavilla (Como). È, come avvisato, una “Miscellanea di scritti inediti o già pubblicati”. Nato a Caraffa il 24 giugno 1932, è deceduto a Senden il 3 settembre del 2021.

L’avv. Misitano, avendo notato alcune mie produzioni che suscitavano la sua attrattiva in “Calabria Sconosciuta”, così mi scriveva in data 5 ottobre 1998:

“Egregio Signor Liberti,

non conosco il Suo titolo professionale e per questo La prego di scusarmi se non lo nomino. Conosco invece il Suo nome dagli eccellenti articoli e dalle accurate recensioni che Lei manda a Calabria Sconosciuta, di cui è un valente ed assiduo collaboratore.

Mi rivolgo a Lei con questa mia missiva per congratularmi anzitutto del Suo pezzo: “Fermenti libertari e diatribe paesane a Sant’Agata del Bianco nel 1833” pubblicato dalla rivista Calabria Letteraria, nn. 7-8-9, del luglio-agosto-settembre 1998, che ho letto con molto interesse, sia per il fatto in sé, che non conoscevo, sia per la ricchezza di particolari con cui l’ha corredato. Dal momento che Lei in questo articolo cita il mio scritto su “Il sacerdote Vincenzo Tedesco”, pubblicato da Calabria Sconosciuta, anno XVIII, n. 66, pagg. 77.81, un mio amico si è gentilmente preoccupato di mandarmi una copia del Suo pezzo. In questo Lei cita due documenti riguardanti l’uno la delazione dell’arc. Vincenzo Tedesco al Sottintendente di Gerace contro i liberali di S. Agata (del Bianco), l’altro la denunzia del Sindaco di S. Agata, Giuseppe Scambelloni, contro l’arciprete Tedesco indirizzata allo stesso Sottintendente. Le famiglie ed i personaggi di queste due opposte fazioni mi sono note, essendo io nato e cresciuto a Caraffa del Bianco, e pertanto mi permetto chiederLe se sarebbe possibile avere una fotocopia di entrambi i documenti onde poter approfondire, sulla scorta di essi, le mie conoscenze sulla storia del mio paese e del vicino S. Agata. etc.”.

Il Misitano, in seguito alla spedizione di quanto aveva chiesto, è ritornato a bomba il successivo 28 ottobre per ringraziarmi, ma nel contempo a comunicarmi che aveva radici mamertine. Ecco di seguito:

“ho ricevuto la Vostra lettera del 14 c. m. con inclusa la fotocopia delle lettere manoscritte dell’arc. Tedesco e del sindaco Scabelloni (oggi Sgambellone) di S. Agata del Bianco e quella del Vostro articolo relativo ai “Fermenti libertari” di quel centro, e vi ringrazio di tutto cuore per la somma gentilezza.

Il Vostro articolo, è vero, è stato massacrato dalla redazione di Calabria Letteraria con i tanti refusi sparsi qua e là. Anche le date delle due lettere sono state trascritte in modo errato: 25 luglio per quella di Tedesco, che è invece del 22, e 22 luglio per quella di Sgambellone che è del 6 agosto. Peccato! Un bel lavoro, ma chi lo legge capisce che la colpa non è dell’autore, ma è della redazione disattenta.

La lettera di Tedesco è molto chiara e l’ho potuta bene decifrare; quella di Sgambellone invece, quanto a chiarezza, è una catastrofe. Di essa, nonostante gli sforzi compiuti, sono riuscito a decifrare solo delle mezze frasi e singole parole che non hanno alcuna connessione tra di loro. Se invece Voi siete riuscito nell’impresa, mi potreste mandare l’intero testo? In caso positivo ve ne sarò molto grato. È tormentoso avere nelle mani un documento storico e non poterne capire il contenuto!

Se poi anche per Voi l’impresa è stata infruttuosa, non è necessario che me lo comunichiate. Lo capirò benissimo.

Mi ha fatto molto piacere leggere che abitate ad Oppido Mamertina. Il mio nonno materno proveniva da questa città, dove la sua famiglia di origine bovese, si era trapiantata. etc.”.

Sull’estrazione mamertina del nonno, da me riscontrata puntualmente nei registri del Comune, l’avv. Misitano s’intratterrà con l’ultima lettera, che porta la data del 12 novembre. Ma ecco il tutto in diretta:

“mi è pervenuta la Vostra gradita lettera del 3 corrente mese con la trascrizione dattiloscritta del manoscritto del Sindaco di S. Agata don Gregorio Scabellone e non so come ringraziarvi per il perfetto lavoro e soprattutto per l’impegno con cui vi siete dedicato all’interpretazione dell’astruso testo che solo un genio d’alto intento come Voi – e lo si deve riconoscere! – poteva eseguire. Se ritenete che vi possa essere utile in qualche cosa, non risparmiatemi. Sarò grato e volentieri, a Vostra completa disposizione.

Il mio nonno materno, nato ad Oppido M. il 23/02/1871, si chiamava Giuseppe Velonà ed era figlio di Luigi Velonà, nativo di Bova intorno al 1824 (il cognome è tipico del grecanico bovese e vuol dire “venditore di aghi” e di Elisabetta Marino, nata ad Oppido il 2/04/1834 dai genitori (entrambi oppidesi) Santo Marino ed Anna Schiattaregia:

A cinque anni mio nonno seguì la famiglia a Caraffa (già “del Bianco” dal 1864), dove questa si era trasferita per costruire i palazzi della famiglia Mezzatesta, ricchi proprietari del posto, essendo il padre ed il cognato di questo, Pasquale Caracciolo (nativo di Tropea) bravi muratori ed imprenditori edili.

I Velonà rimasero poi a Caraffa, avendo trovato nei Mezzatesta i loro mecenati o sponsors, come li si chiama oggi”.

L’ultimo contatto col Misitano rimonta al 14 gennaio 2004 ed è in risposta a una mia petizione riguardo a un saggio tedesco, di cui si era occupato. Allora m’interessavo particolarmente delle relazioni sulla Calabria allestite da viaggiatori stranieri. Eccone quanto a proposito:

“Il libro di Bartels lo trovai allora nella Biblioteca universitaria di Münster in Westfalia e mi fu consentito solo di consultarlo, ma non di portarlo a casa e di fare personalmente fotocopie, essendo esso una copia unica e rara per la biblioteca.

Dalle fotocopie in mio possesso Le ho riprodotto, come da Sua richiesta, quelle che riguardano Oppido Mamertina e gliele invio oggi stesso.

Le notizie su Oppido sono contenute nella lettera XII del libro di Bartels, incominciano a pag. 393 e terminano alle prime due righe di pag. 398.

Il testo è quello originale tedesco e i caratteri sono gotici. Una sua traduzione in italiano non esiste e credo che nemmeno in Italia la si trovi”.

In merito all’affermazione finale possiamo oggi dire che una trasposizione nella nostra lingua dell’opera del Bartels oggi esiste e la dobbiamo a uno specialista, Teodoro Scamardi, che l’ha realizzata nel 2007 con la Rubbettino. Per la versione in italiano delle pagine inviatemi dal Musitano ho approfittato della cortesia del compianto compaesano e amico Prof. Rocco Diaco, che risiedeva a Bovalino e per tanto tempo era stato in Germania.

Terminiamo questa breve trattazione su un illustre personaggio calabrese con l’incipit che dà inizio all’introduzione al libro “La mia Calabria” dovuta a Bruna Isella Badolato:

“Autore interessante, scrittore preciso nel linguaggio, ricercatore ricco, puntuale e stimolante.

Uomo amante della propria terra e con le capacità di suscitare curiosità verso la Calabria in chi la conosce poco e di soddisfare tale curiosità. Mette a frutto le sue conoscenze classiche per sviscerare il passato leggendario e darne interpretazioni coerenti. Tocca anche argomenti scientifici con vivace resa, accattivando i lettori.

Dimostra un’accuratezza nella ricerca filologica che sollecita la voglia di approfondimento nel lettore”.

In “Calabria Sconosciuta” si può leggere tutta una sfilza di lettere sugli argomenti più disparati che il Misitano inviava periodicamente al direttore Giuseppe Polimeni.

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