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sabato, 23 Novembre, 2024

Il giorno della memoria

Parlare di Shoah non è d’obbligo per un ebreo. Non lo è neanche per una seconda generazione, ossia per chi è figlio di chi ha patito quella atroce disumanità: dovrebbe invece essere cosa innata, interessarsene per coloro che credono nell’educazione civica e nell’obbligo di trasmettere la Storia affinché l’Uomo impari”.

Continuare incessantemente anno dopo anno, mese dopo mese, etc. è anche un modo per dare continuità al pensiero ed alle arti dei miei genitori Eva Fischer ed Alberto Baumann. Le loro opere ed i loro colori, invocano i sensi di ogni essere umano nel raccontare, nel capire, nel non ripetere. Le nuove generazioni non possono pensare che la Shoah sia solo la visione di vecchi film d’epoca remota ed in bianco e nero. Per questo le opere pittoriche possono raccontare maggiormente le emozioni vissute da chi c’era e nello stesso tempo crearne di nuove da chi le scruta, le analizza, le rende proprie.

Oggi l’antisemitismo si è arricchito fondendosi – od arricchendosi – con l’antisraelinismo e l’antisionismo. Purtroppo, spesso durante gli interventi di una seconda generazione o di un perseguitato, la Shoah viene inghiottita dai fatti politici odierni. Notizia di questi giorni, la sindaca spagnola di Barcellona intende dissolvere il gemellaggio siglato nel 1998 tra Tel Aviv, Barcellona e Gaza, perché a suo dire la terza città è vittima brutale della seconda, ovviamente senza controllare le reali responsabilità. Un gemellaggio nato dopo gli accordi di Oslo di quell’anno e voluto proprio dall’allora sindaco di Tel Aviv, uomo del centrodestra israeliana.

La sindaca Barcellonese era intenzionata a rompere l’accordo proprio il 27 gennaio. Cosa ha fatto grazie alle numerose proteste internazionali? Ha scelto di posticipare questo “evento”. Segno che temesse di venir definita antisemita, mentre antisionista ed antisraeliana possono andar bene. Forse non si rende conto che schierarsi con apparati politici tanto vicini ed armati da frange terroristiche che invocano la distruzione dell’intero popolo ebraico, non la farà esimere dall’essere antisemita.

Ho il dovere di continuare a trasmettere la Storia composta da sei milioni di storie, ossia dal numero di ebrei uccisi durante la Shoah. A loro vanno inoltre aggiunte le vittime tra gli zingari rom e sinti, i testimoni di Geova, gli omosessuali. Il secolo scorso ha visto anche il genocidio armeno, poi tanti altri atti di sopruso, ma senza nulla togliere alla drammaticità degli altri olocausti, il perseguire una guerra parallela alla guerra, come fecero i nazifascisti di tanti paesi contro gli ebrei, durante quel bieco periodo del XX secolo, resta una cosa inimmaginabile ma purtroppo, reale. Non si può parlare di altro argomento, politica od altre storie quando si ricorda la Shoah, ossia quel che gran parte dei governi, fantocci o di ideali fascisti ariani, hanno perpetrato contro milioni di connazionali definiti impuri. Va ricordato che Hitler durante la pesante avanzata degli alleati e dei sovietici, continuava a voler vincere questa guerra sua e di tanti, troppi altri, contro gli ebrei.

Quest’anno sono stato invitato dalle scuole di Giarre (Catania), Furnari (Messina) e Priolo Gargallo (Siracusa), nonché in quella di Potenza, a Ruoti, dove mio nonno paterno fu mandato al confino. Il giornalista e responsabile delle relazioni esterne delle Terme di Montecatini, Alessandro Baumann, venne ammanettato ed inviato lontano, mentre mio padre che nel 1938 aveva cinque anni, non poté iscriversi al primo anno di scuola, “solo perché faceva parte – come ricorda spesso la Senatrice Segre – di coloro che erano nati Ebrei”.

Per far vedere le opere di mia madre nel suo “diario segreto” pittorico sulla Shoah, ho pubblicato un libro adattato alle scuole: “La Shoah a colori”, che è consultabile dagli otto anni in su. Comprende una raccolta di immagini di dipinti ed alcuni brevi testi per capire, anche attraverso l’arte, cosa è stato e cosa non dovrà mai essere negato, affinché non possa mai più essere ripetuto. Sottotitolo del volume “Uno, due, tre Stella”, perché in parte ho pensato alla Stella di David a sei punte, dall’altra vedo ancora un bimbo che gioca in cortile o a scuola con gli amici: si gira verso il muro ed inizia a contare, poi si rigira per vedere se qualcuno si stesse movendo, ma non scorge nessuno. Gli amici, per il voler di un ventennio malato e criminale, sono svaniti in fumo.

Parlare di Shoah non è d’obbligo per un ebreo. Non lo è neanche per una seconda generazione, ossia per chi è figlio di chi ha patito quella atroce disumanità: dovrebbe invece essere cosa innata, interessarsene per coloro che credono nell’educazione civica e nell’obbligo di trasmettere la Storia affinché l’Uomo impari”.

Continuare incessantemente anno dopo anno, mese dopo mese, etc. è anche un modo per dare continuità al pensiero ed alle arti dei miei genitori Eva Fischer ed Alberto Baumann. Le loro opere ed i loro colori, invocano i sensi di ogni essere umano nel raccontare, nel capire, nel non ripetere. Le nuove generazioni non possono pensare che la Shoah sia solo la visione di vecchi film d’epoca remota ed in bianco e nero. Per questo le opere pittoriche possono raccontare maggiormente le emozioni vissute da chi c’era e nello stesso tempo crearne di nuove da chi le scruta, le analizza, le rende proprie.

Oggi l’antisemitismo si è arricchito fondendosi – od arricchendosi – con l’antisraelinismo e l’antisionismo. Purtroppo, spesso durante gli interventi di una seconda generazione o di un perseguitato, la Shoah viene inghiottita dai fatti politici odierni. Notizia di questi giorni, la sindaca spagnola di Barcellona intende dissolvere il gemellaggio siglato nel 1998 tra Tel Aviv, Barcellona e Gaza, perché a suo dire la terza città è vittima brutale della seconda, ovviamente senza controllare le reali responsabilità. Un gemellaggio nato dopo gli accordi di Oslo di quell’anno e voluto proprio dall’allora sindaco di Tel Aviv, uomo del centrodestra israeliana.

La sindaca Barcellonese era intenzionata a rompere l’accordo proprio il 27 gennaio. Cosa ha fatto grazie alle numerose proteste internazionali? Ha scelto di posticipare questo “evento”. Segno che temesse di venir definita antisemita, mentre antisionista ed antisraeliana possono andar bene. Forse non si rende conto che schierarsi con apparati politici tanto vicini ed armati da frange terroristiche che invocano la distruzione dell’intero popolo ebraico, non la farà esimere dall’essere antisemita.

Ho il dovere di continuare a trasmettere la Storia composta da sei milioni di storie, ossia dal numero di ebrei uccisi durante la Shoah. A loro vanno inoltre aggiunte le vittime tra gli zingari rom e sinti, i testimoni di Geova, gli omosessuali. Il secolo scorso ha visto anche il genocidio armeno, poi tanti altri atti di sopruso, ma senza nulla togliere alla drammaticità degli altri olocausti, il perseguire una guerra parallela alla guerra, come fecero i nazifascisti di tanti paesi contro gli ebrei, durante quel bieco periodo del XX secolo, resta una cosa inimmaginabile ma purtroppo, reale. Non si può parlare di altro argomento, politica od altre storie quando si ricorda la Shoah, ossia quel che gran parte dei governi, fantocci o di ideali fascisti ariani, hanno perpetrato contro milioni di connazionali definiti impuri. Va ricordato che Hitler durante la pesante avanzata degli alleati e dei sovietici, continuava a voler vincere questa guerra sua e di tanti, troppi altri, contro gli ebrei.

Quest’anno sono stato invitato dalle scuole di Giarre (Catania), Furnari (Messina) e Priolo Gargallo (Siracusa), nonché in quella di Potenza, a Ruoti, dove mio nonno paterno fu mandato al confino. Il giornalista e responsabile delle relazioni esterne delle Terme di Montecatini, Alessandro Baumann, venne ammanettato ed inviato lontano, mentre mio padre che nel 1938 aveva cinque anni, non poté iscriversi al primo anno di scuola, “solo perché faceva parte – come ricorda spesso la Senatrice Segre – di coloro che erano nati Ebrei”.

Per far vedere le opere di mia madre nel suo “diario segreto” pittorico sulla Shoah, ho pubblicato un libro adattato alle scuole: “La Shoah a colori”, che è consultabile dagli otto anni in su. Comprende una raccolta di immagini di dipinti ed alcuni brevi testi per capire, anche attraverso l’arte, cosa è stato e cosa non dovrà mai essere negato, affinché non possa mai più essere ripetuto. Sottotitolo del volume “Uno, due, tre Stella”, perché in parte ho pensato alla Stella di David a sei punte, dall’altra vedo ancora un bimbo che gioca in cortile o a scuola con gli amici: si gira verso il muro ed inizia a contare, poi si rigira per vedere se qualcuno si stesse movendo, ma non scorge nessuno. Gli amici, per il voler di un ventennio malato e criminale, sono svaniti in fumo.

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