Non era calabrese, ma discendeva da calabresi e il suo amore per la terra degli avi è rimasto sempre inalterato. prova principe ne risulta la primaria pubblicazione da lui consacrata al paese di origine del ceppo familiare, Parghelia. Avvocato, viveva a Savona e operava quale Amministratore Unico della Ligure Sarda di Navigazione S.p.A.. Nel 1981 il Presidente della Repubblica lo nominava Commendatore al merito. Ad ogni estate, appena possibile, si recava a trascorrere le vacanze nel citato centro marino. Così mi comunicava in una sua prima lettera del 5 maggio 1977 in riferimento alla mia richiesta del volume “Parghelia” (Sabatelli Editore, Savona): “Non sono nato nè ho mai vissuto a Parghelia, tranne due recenti meravigliose vacanze estive, ma colà ho le mie radici familiari e senza alcun parente residente ho ritrovato in quei luoghi i più dolci sentimenti della natura e della umanità antica”. Da quella data è stato un susseguirsi di cordiale corrispondenza. Alla prima missiva seguiva il successivo giorno 20 un ampio scritto, che per il suo contenuto è bene riportare totalmente:
“ricevo oggi il preannunciatomi libretto su “L’0spedale di Oppido Mamertina” che leggerò con molto piacere, in quanto tutto ciò che attiene alla Calabria m’interessa. Inoltre ritengo che la materia trattata sia ancora più interessante se si pensa con quanto ritardo sia giunta n Italia, ed in particolare nel Meridione, l’assistenza sanitaria, al punto che fino alla metà del XIX secolo l’unica medicina per il povero fosse la preghiera.
Identificata la Sua personalità, sono andato alla ricerca dei molteplici Suoi scritti su “Calabria Letteraria” e mi congratulo con Lei, con benevola invidia per la possibilità che Ella ha di poter fare ricerche negli archivi, essendo in loco, mentre io devo dedicarmi per lo più ad argomenti liguri-piemontesi, quando il mio particolare lavoro di armatore me lo consente Non sono nato in Calabria, ma sono figlio di calabresi autentici ed ho conosciuto questa terra meravigliosa in questi ultimi anni, nelle vacanze estive. Complessivamente sono venuto in Calabria soltanto tre volte, ma il materiale storico lasciatomi da mio padre è imponente.
Se potesse farmi avere, con tutto comodo e per quanto è possibile, quei Suoi scritti che esulano da “Calabria Letteraria”, Le sarò infinitamente grato, promettendole da parte mia che Le farò sempre pervenire ogni mia pubblicazione. Da mesi mi diverto a scrivere un libro sulla Liguria Occidentale, con prevalenza al periodo 1150/1300 attinente alle lotte tra i Vescovi ed i liberi Comuni, e tra questi e la Repubblica di Genova. Nell’Archivio di Stato di Torino, tramite un appunto del 1262 di un antenato di mia moglie, sono riuscito a rintracciare un “cartularium” comprendente 128 “instrumenta” che ho tradotto e scherzosamente commentato. Non so però quando il mio lavoro arriverà in porto, in quanto la mia attività mi costringe a continui viaggi in Italia e all’estero. Peraltro incomincia a diventare vecchio e poiché i miei figli, entrambi avvocati, hanno voluto seguire le orme del nonno materno, che vanta uno studio legale di oltre sette secoli (sic1), e nessuno la mia attività (benché anche io sia laureato in legge e specializzato in diritto marittimo), da quest’anno ho incominciato, come suol dirsi, “a tirare i remi in barca” e quando sarò giunto “in porto” se la provvidenza me lo consentirà, mi dedicherò a mettere in ordine a tutto il materiale storico di cui sono in possesso. È un hobbj’e che mi da grandissimo piacere ed anche soddisfazioni”.
Instauratasi ormai una cortese amicizia, l’armatore savonese mi scriveva a stretto giro con data 17 giugno. Del pari questa terza epistola, che trascrivo, contiene elementi utili a delineare il personaggio e la sua operosità:
“ho ricevuto ieri il Suo plico contenente Sue pubblicazioni, che ho gradito moltissimo e che ho letto tutto d’un fiato. In particolare la monografia su Francesco Migliorini, che interesserà anche un mio intimo amico, il Comandante Augusto Migliorini, medaglia d’oro, da anni Presidente dell’Ente Autonomo del Porto di Savona. Egli benché ligure di nascita e più volte Sindaco della Città di Finalmarina, trae le sue origini, come me, nel Meridione, e sono certo che quando gli mostrerò la Sua bella pubblicazione, ne sarà felice, in quanto in essa troverà un’accurata ricerca della sua stessa famiglia.
Da qualche settimana ho dovuto abbandonare il mio scrivere in quanto tutto preso tra annuali assemblee societarie, viaggi e dichiarazioni dei redditi. Infatti, pur avendo studiato legge, come autodidatta sono divenuto “esperto” – per modo di dire – nel diritto tributario e società ed amici si rivolgono a me per consigli e pareri, a puro titolo gratuito.
Grosso modo del nuovo libro avrò già più di duecento pagine, ma non so quando finirò o quali tagli vi apporterò. Di certo so che i miei amici nel leggerlo non avranno bisogno più di acquistare tranquillanti o sonniferi per dormire!
……
Vede, amo immensamente la Calabria e pertanto qualsiasi ricerca storica su questa splendida regione mi appassiona più di ogni altra. Una mia amica, docente di archeologia all’Università Cattolica di Milano, due anni fa ha fatto ricerche archeologiche a Vibo Valentia, e ha fatto una monografia sulla firma dei mattoni rinvenuti. È un piccolo lavoro che io ho apprezzato molto, perché della Calabria non m’interessano soltanto gli uomini, ma anche le cose, le piccole cose, che fanno parte dell’uomo stesso e che d’altra parte sono l’uomo”.
La conoscenza di Mazzitelli mi è riuscita parecchio fruttuosa, in quanto mi ha consentito di avere in mano il carteggio relativo al lascito del suo antenato che è a monte della costruzione dell’ospedale di Oppido Ciò che molto munificamente quegli mi ha omaggiato mi ha permesso senz’altro di accertare quanto realmente avvenuto e quindi di dare un qualificato seguito al libretto pubblicato dalla Mit di Cosenza. Ecco quanto a proposito mi comunicava il 3 settembre:
“Sono in possesso di tutta la documentazione relativa al testamento di Antonio e la conseguente vertenza ereditaria. Anzi dovrei avere anche una copia autentica del testamento, che per la precisione è stato redatto a Roma e non a Napoli.
Non appena avrò riordinato le mie pratiche d’ufficio e avrò trovato un po’ di tempo libero, sarà mio piacere rintracciare questi documenti e farLe avere fotocopia di ciò che potrà interessarLe
In questo mese sarò molto impegnato, avendo nel mio programma di lavoro un viaggio in Egitto ed altro in Nord Europa, ma al rientro spero di ritornare ai miei hobbj’es preferiti. In quanto al testamento di Antonio concordo con Lei che il lascito non era destinato alla creazione dell’ospedale, ma ad una qualsiasi opera di carità nel territorio reggino”.
Gli atti inviatimi cortesemente da Mazzitelli sono egregiamente serviti per la proposizione di un confacente articolo dal titolo “L’Ospedale di Oppido e le peripezie di un testamento” in “Calabria Letteraria” (a. 1978, nn.6-9), che ha fornito completezza allo studio precedente. Ma ecco il resto della lettera, dove non mancano interessanti riferimenti a particolarità culturali:
“sono rientrato da pochi giorni dalle mie lunghissime meravigliose vacanze calabre e sono rammaricato che il tempo sia trascorso velocemente senza che io potessi mettermi in contatto con Lei. Ma il sito delle vacanze è così bello (Albergo “Baia Paraelios” di Parghelia) che non riesco più a muovermi! E così studio la Calabria attraverso gli innumerevoli scritti che mi pervengono, buon ultimo “Calabria Letteraria”, su cui ho apprezzato il Suo studio su “Lo Stato di Aiello durante il decennio francese”, argomento per me questo molto interessante in quanto negli anni passati, coadiuvato dalla cortesia di un amico editore di Napoli, ho approfondito la conoscenza del periodo murattiano ed in particolare quello della Calabria in guerra.
Inoltre durante le vacanze mi sono riletto con piacere il profilo che Ella accuratamente ha fatto di Rocco de’ Zerbi, che per marginali ragioni lambisce un personaggio della mia famiglia – il comm. Lorenzo Mazzitelli assessore nel 1903 nella giunta reggina – e l’accurata Sua storia dell’Ospedale della Sua città, che per altro verso mi riguarda in merito al lascito di Antonio Mazzitelli, fratello del mio bisnonno materno. Infatti anche mia madre era una Mazzitelli.
…
Nei primi mesi del prossimo anno andrà alle stampe un mio modesto lavoro sul libero comune in Liguria e in particolare su Lanfranco De Negri, vescovo di Albenga dal 1253 al 1289, che è passato alla storia non per le virtù religiose che gli mancavano, ma per l’ingordo attaccamento alle cose terrene.
Mi permetterò inviarGliene copia in omaggio, certo che sarà di Suo gradimento, anche se non riguarda minimamente la Calabria. Ma da esso si potrà ugualmente fare una comparazione storica della differente società politica la cui conseguenza da secoli ha portato al divario economico tra queste regioni”.
In verità non mi è stata mai recapitata l’opera in questione.
Dopo alcuni biglietti con scarne frasi sino al Natale, il 18 aprile del 1978 così teneva a comunicarmi:
“ho ricevuto il Suo articolo “Il culto della Vergine del Pilar a Tresilico”, che ho divorato con molto piacere e sinceramente La ringrazio di tutto cuore. Io continuo, tra un viaggio e l’altro, a scrivere i miei “Trucioli di Storia” e mi sono un po’ addentrato nell’antica medicina e chirurgia, attraverso i reperti di Pompei, Ercolano e Bingen”.
Passano gli anni, quasi un paio, ma bisogna arrivare al 24 gennaio 1980. Con tale data mi giunge difatti un biglietto inviatomi da Mazzitelli, nel quale così si espone:
“ricevo in questo momento il Suo volume “un paese un culto” su Tresilico e la Madonna delle Grazie e sentitamente la ringrazio per essersi ricordato di me. Lo leggerò con piacere e con interesse, ancor di più considerando le affinità culturali e religiose, anche se non etniche, con Parghelia. Tresilico, che tanto ebbe a patire nel terremoto del 1783, mi riporta ad una mia antica incertezza sull’etimologia, che – ictu oculi – potrebbe sembrare “tre pietre”.
…
Da parte mia quest’anno nessun parto e continuo nello studio e nella ricerca, nei pochi istanti consentiti dal lavoro. Inoltre la presidenza del Lions e la redazione del bollettino quindicinale mi assorbono anche questi pochi istanti. Per fortuna il mandato viene a terminare a luglio, ma non quello di addetto stampa”.
Scorre ancora un quinquennio avanti che si riprenda il filo. Una lettera rimonta al 26 agosto 1985. Così nella stessa:
“Rientrato dalle vacanze nella splendida “Baia Paraelios” di Parghelia, ho avuto la lieta sorpresa di trovare il cortese Suo scritto del 13 corrente ed il plico contenente i suoi recenti lavori.
Erano trascorsi circa sei anni di assenza dalla Calabria (intendendosi sempre vacanze calabre, perché la famiglia emigrò circa un secolo fa) e mi sono rituffato nello splendido mare dai colori vivaci e profondi, ammirando il tramonto indescrivibile del disco di fuoco che si tuffa in questo mare dietro le isole Eolie; il tutto potente della natura, persino nelle sue più piccole creature, come le veloci lucertole dal colorito verde giallo, mentre qui in Liguria sono piccole e grigie. Ho ritrovato la terra dei miei avi, la terra che più di tutte amo ed ammiro, pur avendo girato quasi tutto il mondo. E vi ritornerò, Dio volendo, l’anno venturo!
Lei mi accenna alla “Rivista Storica Calabrese”; Le sarei grato se volesse darmi informazioni per divenirne abbonato, in quanto amo, parlo e scrivo della Calabria, ma non ho alcun contatto con alcuno che s’interessi della sua storia, tranne Lei, di cui ammiro le molteplici fatiche, buon ultima e meritevole quella su “Il grande flagello della Piana di Gioia” del febbraio 1984”.
In sequenza ai due volumi di “Trucioli di storia” editi tra 1977 e 1978, consacrati in toto a fatti e considerazioni relativamente alla storia genovese, nel 1985 l’assiduo indagatore dava alle stampe, sempre con Sabatelli, un grosso tomo ricco di documentazione che trattava di due illustri personaggi della sua famiglia calabrese attivi all’epoca della Repubblica Napoletana, l’abate Antonio Jerocades e il comandante Andrea Mazzitelli. È passato un triennio prima che si ristabilissero i contatti e il 24 maggio del 1988 era l’ora di un ennesimo biglietto col quale così mi veniva ad informare:
“ho ricevuto l’opuscolo su “Piminoro” e la ringrazio sentitamente, con l’augurio che i “quaderni mamertini” possano affermarsi e continuare come giustamente meritano. L’ho letto e mi congratulo vivamente, sempre lieto di ricevere i successivi.
Ho alle stampe un mio ponderoso volume di cronache savonesi dal 1500 al 1570. Appena edito, sarà mio dovere inviarLe una copia per conciliare … il sonno”.
Il lavoro cui si allude doveva essere sicuramente “Cronache Savonesi dal 1500 al 1570 di Agostino Abate” del 1989, ma di esso non ho avuto il minimo sentore, come degli altri che seguono. Due anni indietro (1987) era stato invece materializzato col marchio Grafigest “Dal Mediterraneo Nord Occidentale al Mare del Nord – Per una politica dei Porti Medi”. In appresso usciranno “Pro rege Deiotaro-Orazione di Cicerone” (1991), Storia di alcune grandi esplorazioni dell’antichità (1992), “Precursori di Colombo tra miti, leggende e realtà (1994), “Il ruolo della logistica nei trasporti marittimi” (1994). Di tali opere conosco soltanto i titoli così come altra data alla luce nel 1996: “Il ruolo della logistica nei trasporti marittimi”.
Il tempo corre. È il 17 maggio 1993 e il Mazzitelli si rifà vivo con scarsi cenni, come segue e dove si ripete circa il suo attaccamento alla regione degli avi: “ho ricevuto il cortese plico contenente alcune Sue pubblicazioni che leggerò con molto piacere, perché mi riportano a quella terra che amo e che profondamente sento per quelle radici fortissime che neppure più di cento anni di allontanamento sono riusciti a distruggere. Anzi, il più delle volte, pur essendo nato e sempre vissuto in altra regione, se non pensassi alla Calabria, mi sentirei apolide”. L’8 luglio reiterava: “Ritorno a Lei per una cortesia, se possibile. Ho letto con interesse il Suo estratto dell’Archivio Storico per la Calabria e la Lucania – Anno LVII (1990) riguardante un ramo calabro della famiglia Grimaldi. Da tempo sono interessato alle relazioni che nei secoli passati sono intercorse tra la Liguria e la Calabria, specialmente per quanto attiene ai traffici commerciali marittimi, soffermandomi in particolare a quelle famiglie liguri, come i Saluzzo, i Ravaschieri, i Serra, i Grimaldi, i Passino, i Maglioni, i Rocca e i Vicanda, gli Orsi, ecc. I Grimaldi mandavano nel periodo della potatura degli ulivi lavoratori liguri nei loro fondi nella Piana di Gioia Tauro, altrettanto i Saluzzo in quelli di Corigliano. Né tralascio il traffico, che veniva imbarcato da naviglio genovese nei porti di Briatico e di Tropea”. La domanda era per alcune copie di pubblicazioni inerenti a quanto di suo interesse”.
Successivamente, dopo gli auguri natalizi per il 1994-95, con data 20 ottobre 1999 mi faceva tenere ulteriore biglietto. Queste le brevi espressioni: “sentitamente la ringrazio per aver censito il mio libro sul numero di settembre di “Calabria Sconosciuta” e per avermi omaggiato del n° 10 dei “Quaderni Mamertini”. Ho letto con grande interesse il “Magnum ludum”, accurata ricerca sui lutti provocati dal terremoto del 5 febbraio 1783, e mi compiaccio con Lei per i tanti studi ed analisi sulla storia della nostra amata Calabria. Io la ricordo sempre con tanta stima ed amicizia”. La recensione atteneva al suo bel volume “La nave di legno alla scoperta del globo terrestre” andato in stampa nel 1997. Ne stralcio il finale (n. 83):
“Quel che non ha fatto la “nave di legno” nei tanti secoli trascorsi da quando, finita la grande paura dell’attraversamento delle fatidiche Colonne d’Ercole, l’uomo si è sospinto in avanti passo dopo passo onde ampliare le conoscenze geografiche mettendo al bando superstiziosi e ormai infondati timori! E quel che non hanno operato i tanti coraggiosi, i quali, quasi sempre a prezzo della vita, hanno portato traballanti e perigliosi navigli nelle terre più lontane e misteriose!
Il volume del Mazzitelli, che nella parte iniziale si occupa di ammiragli, capitani ed esploratori che hanno solcato in lungo e in largo gli oceani al servizio di questa o quella potenza, è una vera e propria miniera di notizie, peraltro riferite con linguaggio sereno ed accattivante, che può soddisfare anche il lettore più esigente. …
La seconda parte è il calibrato excursus sui tipi di navi di legno che per lunghissimo evo hanno dato vita sui mari a commerci, scorrerie ed esplorazioni di grandissima utilità. Il primo impatto è con i notissimi «knar» , le navi vichinghe, quindi lo studio è rivolto alle galere ed a tutta la congerie d’imbarcazioni che si giovavano della vela, il galeone, la fregata, il vascello. Il Mazzitelli, che fin di ogni più piccolo bastimento presenta le caratteristiche tecniche con ottima perizia, si sofferma anche sugli strumenti ed attrezzi di bordo e sui portolani o carte di navigazione”.
L’ultima epistola inviatami dall’amico Mazzitelli è del 28 dicembre 2001 e, bontà sua, è quasi un inno alla mia modesta fatica di ricercatore a tempo perso. Eccola per intero:
“Ho a suo tempo ricevuto la cortese Sua del 14 corrente e la ringrazio molto per avermi inviato gli estratti di Rogerius e del numero 1-2 (1999) della Rivista Storica Calabrese. Nel primo apprendo la figura di Carlo Muscari da Santa Eufemia che ha fatto la stessa triste fine del mio antenato Andrea Mazzitelli da Parghelia. Il secondo mi ha particolarmente interessato per l’evoluzione storica dai Monti di pietà alle Casse rurali e infine alle Banche Popolari nella Piana di Gioia, tanto simile alle nostre settentrionali, che oggi hanno portato alle Fondazioni. Tanto più interessante per me che per tanti anni sono stato consigliere della locale Cassa di Risparmio e della successiva fondazione. Mi congratulo con Lei per questi studi, ma ci tengo a significarle che io spesse volte La leggo sulle varie riviste che mi giungono dalla mia Calabria, compreso quella mensile edita dal Consiglio Regionale. È noto che la Sua attività di ricercatore storico della nostra regione è profonda e feconda oltre ogni dire, per cui Le sarò grato se mi vorrà tenere sempre presente”.
E qui mettiamo punto al lungo rapporto amichevole intessuto con un Savonese fortemente attaccato alla patria dei suoi antenati. Nulla so del suo ultimo periodo di vita. Solo apprendo dal web della sua dipartita nel gennaio del 2011 all’età di 93 anni.